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La #strenna è un regalo che è d’uso fare o ricevere nel periodo natalizio. Tale usanza discende dalla tradizione dell’antica Roma che prevedeva lo scambio di doni augurali, durante i Saturnalia, ciclo di festività che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, in onore del dio Saturno e precedevano il giorno del Natalis Solis Invicti. Il termine deriva dal latino strenae, vocabolo di probabile origine sabina, con il significato di “regalo di buon augurio”.
Secondo Varrone, l’uso venne adottato già dalla prima fondazione dell’Urbe, istituito da Tito Tazio che per primo colse, quale buon auspicio per il nuovo anno, il ramoscello di una pianta (arbor felix) posta nel bosco sacro alla dea Strenia; dalla quale derivò il termine strenae per i doni di vario genere, anche monete, da scambiarsi nelle festività dei Saturnalia.
In campo editoriale, nel XIX secolo, la strenna indicava una raccolta di componimenti in prosa e poesia che veniva posta in vendita a capodanno. Da questa consuetudine deriva la definizione “strenne editoriali” o “libro strenna” per le pubblicazioni poste sul mercato nella prima settimana di dicembre, al principale scopo di fungere da tradizionale regalo per le festività natalizie.
Durante il mio periodo di lavoro in casa editrice, ricordo che la scelta dei titoli per il ‘giro strenne natalizie’ era importantissimo. Ogni titolo doveva essere scelto con cura, meditato e destinato a qualcuno. Quando, però, la lista era completa ed ultimata, era una gioia riportarla sul grande tabellone nell’ufficio dell’editore e poterla osservare.
Credo che i libri siano un perfetto regalo di Natale, non solo per una lettrice indefessa come me. Regalare una storia o una raccolta di versi, sceglierla con cura per qualcuno, vuol dire regalare un po’ di se stessi, un po’ del proprio tempo e un’attenzione tutta particolare.
Non prendo minimamente in considerazione quelli che entrano in libreria e comprano velocemente il bestseller del momento o l’ultimo libro dell’autore famoso, destinandolo a chicchessia.
Durante il periodo in cui ho lavorato in libreria (eh sì, sono stata anche una libraia), i giorni appena precedenti al Natale erano fra i più caotici dell’anno. Chiunque, non avendo trovato il regalo adatto, si rifugiava in libreria e afferrando un qualsiasi titolo da una pila, si affrettava alla cassa a cuor leggero, soddisfatto di aver spuntato un’altra riga della sua gift list.
Vi prego, non fatelo! Piuttosto, regalate un buono per l’acquisto di un libro, così che sia il destinatario a scegliere in seguito e con calma il libro più adatto. Se l’idea del buono non dovesse piacervi, ma non avete idea di cosa regalare, ecco per voi qualche mio piccolo suggerimento.
La felicità delle piccole cose (C.Vermalle, Feltrinelli edizioni, euro 15): Parigi, la neve e un uomo che passeggia con una scatola di cartone sottobraccio. Un disegno che sembra una mappa e tanti biglietti per una caccia al tesoro sulle orme dei quadri di Monet. Un’avventura natalizia per gli amanti di Parigi, appassionati d’arte o romantici cronici. O per tutte e tre le categorie. Scrittura agile e coinvolgente e bellissima copertina.
Che bello essere noi (Lella Costa, Piemme, euro 14): “Io non so come funzioni tra maschi. Tra femmine succede che spesso ci si incontri e si saltino tutti i preliminari della conoscenza reciproca, tutti i passaggi progressivi di una relazione, e ci si ritrovi istintivamente e immediatamente amiche. Come se tutte le vite vissute prima, diversamente e separatamente, costituissero una sorta di alfabeto comune, fatto non solo di sentimenti ed emozioni ma anche di scelte simili, concezioni della vita analoghe, punti di vista coincidenti. Come se – beate noi – ci fosse ripetutamente concessa la possibilità di rivivere la meravigliosa sensazione di avere incontrato una persona nuova e speciale. Vuoi essere mia amica?”. Ecco cosa scrive l’autrice stessa ad introduzione del suo libro. Destinato alla mamma, alla zia, alla nonna, alla sorella, a tutte le amiche e a tutte le donne della nostra vita. Ma solo se dotate di intelligenza e ironia. Anche qui, la copertina è azzeccatissima.
Un regalo che non ti aspetti (D. Glattauer, Feltrinelli, euro 15): Gerold è l’adulto, Manuel è l’adolescente. Vivono l’uno senza sapere dell’esistenza dell’altro fino a quando la donna che hanno in comune (madre di Manuel ed ex fidanzata di Gerold) non li fa incontrare. L’adulto è padre dell’adolescente che gli viene imposto in casa e di cui deve prendersi cura malvolentieri. Ma quando si ritroveranno ad investigare, insieme, come Sherlock Holmes e Watson, scopriranno quanto può essere facile sintonizzarsi l’uno sulle frequenze dell’altro. Per padri e figli di tutte le età, perché possano scoprire quanto è facile e divertente essere l’uno nella vita dell’altro.
Avrò cura di te (M. Gramellini- C. Gamberale, Longanesi, euro 16): “Non posso impedirti di inciampare. Però posso medicare il tuo piede ferito. E prenderti in braccio, fino a quando non sarai in grado di camminare con le tue gambe. Avrò cura di te”. Gioconda è incredula nel leggere il bigliettino che le ha lasciato Filèmone, il suo Angelo Custode. Così lo sfida e riprende a scrivergli per accertarsi della sua esistenza. E Filèmone risponde una, due, tante volte. Nasce fra la Custodita e il suo Custode un bellissimo scambio epistolare che coinvolge anche le persone accanto a Gioconda e che si schiude in un finale davvero inaspettato. E’, decisamente, il libro del mio Natale. Per fortuna, un generoso Babbo Natale me l’ha già recapitato.
Per dieci minuti (C. Gamberale, Feltrinelli editore, euro 16): più che un libro, una terapia di rinascita. Dieci minuti al giorno, tutti i giorni, per un mese intero, per fare una cosa nuova mai fatta prima. Per ripartire da se stessi anche quando tutto sembra arrestarsi. Ma non è un libro psicoanalitico o malinconico e triste, tutt’altro. I dieci minuti che ci racconta Chiara Gamberale sono di scoperta, di risate, di emozioni. Uscito lo scorso anno, resta fra i libri più acquistati, venditi e regalati, proprio perché adatto a tutti.
In attesa di qualche suggerimento per i più piccini,
buoni acquisti e buona lettura,
Marghe.