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Alexanderplatz, Berlino, Check Point Charlie, Duomo, Est, Muro di Berlino, Museo dell'Olocausto, Nazismo, Ovest, Porta di Brandeburgo, Rem, Uberlin
#Berlino mi ha conquistata in una fredda sera di inizio gennaio del 2010 e continua a conquistarmi ad ogni mio ritorno.
È una cittá strana Berlino.
Una cittá europea completamente diversa dalle altre.
Per un’italiana come me, abituata all’arte, agli antichi edifici e a centri storici che sembrano immagini di inizio secolo, Berlino è un altro mondo.
Di ciò che c’era prima della Seconda Guerra Mondiale è rimasto ben poco.
I grandi monumenti dall’aspetto antico, che in cittá si mescolano alle moderne costruzioni, sono frutto di una meticolosa #ricostruzione -fedelissima all’originale- che il popolo tedesco ha messo in atto a partire dal 1945. Ció che vi sembrerá dell’epoca passata – e il #CastelloDiCharlottenbourg ne è prova lampante- è in realtá non piú vecchio di sessant’anni.
Lo ripeto a chiunque la visiti: Berlino la si odia o la si ama.
Io, perlopiú, la amo.
Negli inverni gelidi e nelle estati con 20 gradi e un sole primaverile, fresche al punto giusto per poter visitare la cittá in lungo e largo senza patire il caldo o il freddo.
La amo per il meltin’ pot di etnie, che permette di non guardare con stupore una pelle particolarmente scura o una donna dal capo velato.
La amo perchè ho visto donne libere di prendere la metro a tarda notte, in minigonna, senza la paura che qualcuno posi su di loro occhi…e mani.
Amo #Alexanderplatz, cosí moderna da sembrare futuristica. Il #Duomo dalle cupole verdi. Quel monolite che è la #PortaDiBrandeburgo.
Berlino non è perfetta, anzi.
In piú punti della cittá, con monumenti e musei -uno per tutti il #MuseoDellOlocausto– vengono ricordati gli Ebrei che per volere della Germania, patria del Nazismo, videro la morte.
Ci sono ancora resti di quel #muro che come riga su un foglio, in una notte, divise una cittá, un popolo, delle famiglie. E quando passo al #CheckPointCharlie, i miei piedi si mettono sempre a cavallo di quella linea che divise l’Est dall’Ovest.
Invisibile eppure così sconcertante.
Negli ultimi tempi, credo che una piccola percentuale della difficile situazione italiana sia causata anche da una Germania che troppo determina le sorti dell’ UE e che noi poco sappiamo contrastare.
Ma è indubbio: la cittá funziona, vive, è ordinata.
A ritornarci, perciò, mi sento come colui che prende la medicina sia per impegnarsi a guarire, sia per ammettere a se stesso la propria malattia.