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2 novembre, a parole mie, cimiteri, Giorno dei Morti, incontri, lapidi, racconti, ricordi, strettamente personale
-E’ come andare alla festa di un’amica, che fai non te lo metti il vestito bello?
Sua madre glielo ripeteva ogni anno, quando la mattina del #2novembre le svegliava presto, lei e sua sorella, anche se non c’era scuola.
Colazione, lavarsi e vestirsi: si andavano a trovare i nonni e quegli zii morti così presto, che quasi cominciavano a sbiadire nei ricordi.
Aveva già iniziato a non amare quegli obblighi così formali, ma sapeva che per i suoi genitori erano intrisi di valori ben radicati, di un affetto che non era morto insieme ai loro cari e di un dolore che veniva sopito solo facendo loro visita.
In silenzio, quindi, ed ancora assonnata, provava ad accettare di buon grado quel destino beffardo che aveva puntato la sveglia presto anche se non c’era scuola.
Le scarpe di cuoio, il vestito ‘elegante’ e la pioggia che non mancava mai, degno completamento della mestizia generale.
Lapidi tirate a lucido, illuminate e ricche di fiori; cappelle di famiglia aperte per facilitare il viavai di persone e l’incontro con persone che poco si frequentavano durante il resto dell’anno.
Quasi stentava a riconoscere fosse lo stesso luogo visto la domenica prima quando dopo la Messa, come consuetudine di ogni domenica, si andava al cimitero per un breve saluto a chi non c’era più.
Eppure lei il cimitero, un luogo del quale non aveva mai avuto paura, lo preferiva nelle domeniche e nei giorni normali, quelli in cui c’era pochissima gente e ci si passeggiava all’interno.
C’erano lapidi nuove, quasi ogni settimana, di chi in età diversa lasciava la Terra per volare in Cielo e c’erano le lapidi che lei conosceva a memoria.
Chissà quali storie nascondevano quelle foto, chissà se c’era qualcuno che pregava per loro.
Nei giorni normali non c’erano luci né fiori ad abbellire.
La polvere e i fiori secchi raccontavano che da un po’ non si passava a far visita ai propri cari…ma non per cattiveria o per mancanza d’amore.
Paradossalmente, nei giorni normali, era proprio nei cimiteri che più si celebrava la vita che corre.
Da adolescente c’era stato un periodo di totale rifiuto nei confronti delle tradizionali visite al cimitero. Sua madre in particolare, nonostante l’esplicito disappunto, aveva dovuto accettarlo dopo numerose discussioni.
Ogni anno ci riprovava a convincerla a cambiare idea, ma niente.
Lei si alzava presto, si vestiva un po’ meno a festa, ma faceva altro e al cimitero dai suoi cari ci andava magari nei giorni successivi.
Adesso che è diventata grande e che vive in un’altra città, ripensa a quei ricordi con un sorriso.
Adesso che il Giorno dei Morti non è più un giorno ‘rosso’ sul calendario (e che dovrebbe tornare ad esserlo, perché quella dei morti è una celebrazione non solo religiosa) e che le persone care ad essere andate via sono aumentate, forse non avrebbe alcun problema ad andare al cimitero con i suoi, come quando era bambina.
Ma senza l’abito della festa.