“Lo scrigno è un contenitore di oggetti preziosi ed è solitamente protetto da serrature di sicurezza. Può avere forme e dimensioni diverse in funzione di ciò che dovrà contenere e può essere realizzato da materiali di vario tipo. È un oggetto che ricorre spesso nelle fiabe che raccontano di re e regine e delle loro enormi ricchezze, ma può essere utilizzato per contenere degli oggetti rari, ma non necessariamente preziosi.”
Lo scrigno ha un nonsoché di evocativo. Al suo interno, come ben dice il dizionario, in genere sono conservati oggetti rari, benché non obiettivamente preziosi. Ora, circa la preziosità obiettiva degli oggetti, non si può discutere, ma è sicuramente insindacabile la preziosità soggettiva degli stessi. Che varia in maniera quasi incontrollata ed incontrollabile a seconda del punto d’osservazione…e dell’osservatore. Io, ad esempio, sono circondata da scrigni. Ce ne sono di tutte le forme e dimensioni, semplici o intagliati, nuovi o rovinati; di legno, metallo; con o senza pietre preziose. Tangibili o eterei, più o meno conosciuti.
Negli scrigni di cui sono circondata, sono contenuti i tesori più preziosi: i pensieri. Gli scrigni di cui parlo sono menti complesse e battiti di cuore che accelerano e decelerano a seconda dell’occasione. Non è immagine nuova né invenzione di cui rivendico il brevetto, il considerare le persone come degli scrigni. Ma il dimenticarci di ciò è peccato di cui quotidianamente ci macchiamo.
Sono belli, gli scrigni vecchi, carichi di fascino nella loro consunzione, sui quali s’è adagiata la polvere del tempo passato; per farli tornare a nuova vita basta passarci su la mano, basta far loro una carezza. In loro sono custoditi magici segreti, frammenti di storie…di storia!
Sono ancor più belli gli scrigni nuovi, freschi di nascita. Vuoti. Ma non per mancanza, semplicemente per “non presenza”, perché non hanno ancora avuto l’opportunità di riempirsi di sogni, ricordi, desideri, sbagli, paure, sentimenti, storie, esperienze.
Le nostre vite sono piene di scrigni. Attingiamo da quelli pieni e sapientemente riempiamo quelli vuoti.